Assieme al Liceo Artistico Statale “P. Candiani” di Busto Arsizio, Istituto Statale d’Arte “E. e U. Nordio” di Trieste e Centro SMAC di Trieste.

 


Il metodo VAM è stato qui sperimentato su un bacino d’utenza maggiore (circa 80 partecipanti tra ragazzi ed adulti). Il successo di quest’esperienza è dovuto alla malleabilità del metodo VAM: anche adattato e condensato il metodo non ha perso la sua efficacia e si è inserito agevolmente nel contesto scolastico classico.
I ragazzi, a rotazione, hanno partecipato a tre laboratori multisensoriali divisi per temi.

 

Laboratorio del Corpo

 

Sono stati svolti esercizi per alterare la percezione usuale del corpo e dello spazio: la privazione della vista tramite l’uso di bende induce un nuovo adattamento sensoriale attraverso l’uso degli altri sensi a nostra disposizione. Attraverso il canto e l’emissione della propria voce si cerca di percepire la propria persona e lo spazio che essa occupa. Allo stesso modo si è cercato di percepire, attraverso la risonanza del canto di altre persone, i micro cambiamenti all’interno del proprio corpo.

 

Laboratorio del Suono

 

Ogni partecipante si è approcciato ai vari strumenti a disposizione (tutti costruiti a partire da materiale di riciclo) suonandoli liberamente e creando così una massa sonora concreta e viva. Questa fase genera molto divertimento nel gruppo, buon inizio per conoscersi senza parlarsi. Dopo una breve introduzione base dei parametri del suono (durata, frequenza e ampiezza) si è introdotto il concetto di sinestesia sonora: Al gruppo viene posto il problema di definire sensazioni “altre” attraverso l’uso dei parametri del suono appena imparati e del proprio strumento. Sono state suonate sensazioni come il freddo, il ruvido, il dolce, l’acido, un mal di pancia. Sono state suonate immagini come Il triangolo, la spirale e la muffa sul muro. Tali esercizi multisensoriali sono stati propedeutici all’esecuzione di Partiture Immaginali. Ogni gruppo ha avuto il compito di pensare ad un soggetto da rappresentare attraverso una mini partitura sonora che tenga conto delle caratteristiche sensoriali del soggetto scelto. Al termine della performance gli ascoltatori devono raccontare che sensazione hanno ricevuto e indovinare il soggetto rappresentato dagli esecutori.

 

Laboratorio dell’Immagine

  


I ragazzi, seduti in cerchio, sono stati stimolati a ripercorrere nella memoria un fatto accaduto nella loro infanzia, il più lontano possibile e legato ad una o più percezioni sensoriali predominanti in quel momento. “La prima volta che ricordate di aver sentito un odore, un suono. A cosa è associato? Quali sensazioni porta con sé? È un ricordo piacevole oppure no?” Il gruppo al termine di questi interventi è un gruppo nuovo, di facce conosciute, di persone che forse non ne ricorderemo il nome ma qualcosa di più forte: conosciamo un momento importante della loro vita personale. Ogni singolo racconto è vissuto con estrema attenzione dal resto del gruppo, che partecipa soffrendo e gioendo durante la narrazione. Chi ascolta percepisce il valore del momento, riconosce l'emozione del raccontare, è sensibile al ricordo dell'altro, anche in lui riaffiorano ricordi ed emozioni. Il raccontare fatti legati alla propria infanzia coinvolgendo uno o più sensi provoca nell'ascoltatore la riattivazione di quegli stessi sensi e l'assorbimento immediato della percezione emotiva legata ad un ricordo non suo. L'operazione ha generato nei partecipanti un sentimento di libertà espressiva attraverso l'esternazione di ricordi personali ed intimi.